Al di là della scelta più o meno riuscita dell’evento celebrativo, la Festa della Donna deve essere momento di gioia per tutto ciò che le donne danno al mondo. Ma anche di riflessione sugli sfruttamenti, discriminazioni e violenze che le donne hanno subito, e ancora subiscono, specialmente nei paesi orientali, ma anche in quelli dell’illuminato occidente.
Cerchiamo di non essere troppo moralisti l’8 marzo, ma evitiamo anche di ridurlo a una festa trasgressiva in un locale; ricordiamo che solo un secolo fa le suffragette si battevano per ottenere il diritto di voto alle donne!Donando una mimosa riflettiamo che il mondo sarebbe grigio e triste senza la vitalità e creatività femminili. A proposito della mimosa, la scelta di elevarla a simbolo dell’8 marzo fu veramente semplice. Furono le femministe italiane dell’UDI (Unione Donne Italiane), che nel 1946, preparando la prima Festa della Donna del dopoguerra, decisero di colorare l’evento con un tocco floreale. Si scelsero i mazzettini di mimosa perché fioriscono a marzo ed erano a buon mercato.Oggi la mimosa costa cara: è la legge del mercato. Ma omaggiare una donna non ha prezzo!